Una pesca eticamente sostenibile

Viviamo un periodo difficile sotto tutti i punti di vista, i cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti. E i danni arrecati alla natura, ed in particolar modo alle acque interne, sono quasi irreparabili e lo saranno per decenni. Sappiamo benissimo quali sono i fattori più determinanti e quale è la causa maggiore di essi. L’essere umano purtroppo in tutto questo da il peggio di sé. Inquinamento, bracconaggio, abusivismo e totale disinteresse del territorio sono solo alcune delle cause, tutto in nome del Dio denaro.

Cosa possiamo fare allora?

Negli ultimi 20 anni piccoli ed importanti passi in avanti sono stati fatti, il pescatore è generalmente più consapevole. Il Catch & Release sta per fortuna prendendo piede anche tra le nuove generazioni, le domeniche ecologiche in riva ai fiumi/laghi a pulire sponde, rive stanno piacevolmente aumentando, il NO-KILL in parecchi fiumi, laghi, riserve aumenta sempre più ed è al pari dei ripopolamenti, ma tutto questo è una goccia in mezzo al mare… la strada è ancora lunga. Nei miei anni trascorsi pescando in Svezia ho potuto ammirare e constatare coi miei occhi cosa vuol dire “amare e controllare” il proprio territorio. Sono stato controllato più volte in mare “aperto” perché pescavo di fronte ad isole dove nidificavano gli uccelli, sono stato sottoposto ad etilometro in barca, multato per limite di velocità in barca (2 nodi oltre il limite!) tutto questo per dirvi che un controllo accurato del territorio è fondamentale per chi ci vive o lo vive da semplice turista/pescatore. Io di mio ho sempre cercato di rispettare al massimo le regole del paese che mi stava ospitando. Diversamente da quanto uno possa immaginare, per esempio in Svezia nel mar Baltico è possibile trattenere 3 lucci al giorno di lunghezza non superiore ai 60cm questo perché oltre quella misura li ritengono maturi sessualmente e quindi ipotetici fattrici di migliaia di uova. Quindi trattenere un pesce di 1metro è davvero un danno incalcolabile, in Italia mi auguro si arrivi presto al NO-KILL del nostro amato esocide a livello nazionale vista la situazione davvero tragica del livello delle nostre acque.

Cosa possiamo fare noi singolarmente a livello morale?

Beh non poco, e se tutti lo facessimo sarebbe un piccolo passo per migliorare e intraprendere la strada giusta. Segnalare e chiamare gli organi preposti alla vigilanza, unirsi in associazioni per far sentire la nostra voce al governo, impegnarci in prima persona a tenere puliti gli spot di pesca, tutte piccole azioni ma che se fatte in massa possono portare benefici alla collettività. In pesca invece, come detto altre volte bisognerebbe pescare secondo coscienza ovvero: rispettare norme e divieti, effettuare un adeguato Catch & Release, osservare comportamenti rispettosi verso la natura circostante ma anche verso i nostri amici pescatori senza entrare in conflitto per svariati e futili motivi.

Praticare un corretto Catch & Release è ormai fondamentale, esistono tutorial in tutte le salse per poter evitare grossolani errori in fase di cattura e successivo rilascio. (Per approfondire vi consigliamo questo contenuto video).

Nella pesca ai predatori è fondamentale la rapidità per non stressare ulteriormente il pesce allamato, quindi piccoli accorgimenti sono fondamentali.

Bagnarsi le mani prima della classica foto e successivo rilascio permetterà di non intaccare la mucosa del nostro amico pinnato. Utilizzare un guadino appositamente capiente con rete gommata è utile per noi e per lui. Usare ami senza ardiglioni per una questione di sicurezza nostra e per arrecare meno danni possibili al pesce. Pinze lunghe per poter entrare più facilmente ed estrarre il nostro artificiale qualora fosse in profondità. Un tronchese per tranciare ami/ancorette mal posizionati in casi estremi. Un materassino morbido dove adagiare la nostra cattura per effettuare tutte le operazioni necessarie.

Occhiali da sole per salvaguardare gli occhi in caso di urto con artificiali, ed un piccolo kit di primo soccorso sono sempre consigliati.

Da evitare sicuramente il Boga Grip che arreca danni irreparabili, una esposizione prolungata al sole per le foto di rito, prese in verticale su pesci di grosse dimensioni possono arrecare danni agli organi interni.

Infine ma non per ultimo, si consiglia un ‘attrezzatura adeguata. Pescare determinati pesci, che pur essendo forti sono delicatissimi è fondamentale essere veloci nel recuperarli e rilasciarli. Lo stress del combattimento, se prolungato può risultare fatale se non si utilizzano canne, finali adeguati.

Mai scendere sotto il 100/120 di fluoro carbon potrebbero tagliarlo e vedremmo sparire il nostro pesce col terminale e artificiale in bocca verso una morte certa. Il titanio di sicuro da maggiori garanzie.

Per le canne e mulinelli è un discorso molto soggettivo che varia dai gusti alle proprie necessità in pesca, l’unico consiglio che mi sento di dare è quello di non utilizzare canne troppo “molli” per non prolungare il combattimento fino allo sfinimento del pesce. Potremmo forse goderne meno nell’azione di recupero, ma poter rimettere in acqua il nostro trofeo e magari riprenderlo più grande in futuro non ha prezzo!

Può sembrare una lotta contro i mulini a vento ma se tutti remiamo verso un unico obiettivo ce la possiamo fare!

Cerca di essere migliore per un mondo migliore 😊

Una pesca eticamente sostenibile
bogagrip da non usare mai
NO boga grip !!!

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